Medicina
I comuni antidolorifici ad azione anche antinfiammatoria ( FANS ) possono aumentare il rischio di malattia cardiaca, secondo uno studio appena pubblicato.
E’ stata compiuta un'analisi di tutti gli studi controllati randomizzati che hanno messo a confronto qualsiasi tipo di FANS con altri FANS o con placebo.
Sono stati inclusi 31 studi per un totale di 116.429 pazienti che avevano assunto sette diversi farmaci: Naprossene, Ibuprofene, Diclofenac, Celecoxib, Etoricoxib, Rofecoxib, Lumiracoxib, oppure placebo.
L’obiettivo dell’analisi era quello di valutare il rischio cardiovascolare dei farmaci antinfiammatori.
In 29 studi sono stati rilevati 554 casi di infarto miocardico, in 26 studi 377casi di ictus, e in 28 studi ci sono stati 676 decessi.
Sebbene il rischio assoluto di disturbi cardiovascolari tra le persone che assumevano antidolorifici sia basso, i ricercatori hanno riscontrato che questi farmaci, rispetto al placebo, sono associati a un aumento del rischio.
Ad esempio, rispetto al placebo, Rofecoxib ( Vioxx ) e Lumiracoxib ( Prexige ) presentavano un rischio doppio di infarto miocardico, mentre l'Ibuprofene ( Brufen ) è associato a un rischio di ictus 3 volte maggiore. Etoricoxib ( Arcoxia ) e Diclofenac ( Voltaren ) erano associati al più alto ( circa quattro volte ) rischio di morte cardiovascolare.
Il Naprossene ( Synflex ) è apparso dotato del miglior profilo di sicurezza cardiovascolare tra i sette farmaci analizzati.
Anche se l'incertezza rimane, esiste poca evidenza riguardo alla sicurezza cardiovascolare dei farmaci studiati. Pertanto, il rischio cardiovascolare deve essere tenuto in considerazione quando si prescrive un farmaco antinfiammatorio non-steroideo.
Nel 2004, l’inibitore selettivo Cox-2, Rofecoxib ( Vioxx ), è stato ritirato dal commercio dopo che uno studio aveva dimostrato che l’antinfiammatorio era associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Da allora, si è discusso molto sulla sicurezza cardiovascolare degli inibitori Cox-2 e dei FANS tradizionali.
Fonte: British Medical Journal, 2011
XagenaHeadlines2011