Medicina
La terapia con bifosfonati ha rappresentato un importante progresso nel trattamento della ridotta massa ossea e dell’osteoporosi, condizioni che interessano più della metà delle persone di età superiore ai 50 anni.
I bifosfonati hanno dimostrato di ridurre le fratture vertebrali, le fratture non-vertebrali e le fratture dell’anca in soggetti ad aumentato rischio di frattura.
Nel corso degli ultimi 5 anni diverse segnalazioni hanno sollevato il timore che una prolungata terapia con bifosfonati possa sopprimere il rimodellamento osseo con possibile alterazione della riparazione ossea e conseguente aumentato rischio di fratture.
Le fratture potenzialmente derivanti dalla soppressione del turnover osseo sono state descritte come atipiche, e interessano siti come la regione sottotrocanterica del femore, che è raramente colpita da fratture osteoporotiche.
Un prodromo di dolore alla coscia, la mancanza di trauma prima della frattura, e specifiche caratteristiche radiologiche sono state riportate.
Esistono dati limitati sulla prevalenza di fattori di rischio, e sul trattamento di questo potenziale problema.
Le attuali strategie comprendono: a) la valutazione del rischio di frattura; b) l’impiego appropriato della terapia con bifosfonati per le persone a maggior rischio di fratture considerando un’interruzione del trattamento per 12 mesi dopo 5 anni nei pazienti clinicamente stabili; c) l’impiego della Teriparatide ( Forteo, Forsteo ) in individui che hanno avuto una frattura atipica durante trattamento con bifosfonati. ( Xagena )
Fonte: JAMA, 2010
XagenaHeadlines2010