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Diabete mellito di tipo 2: Dapagliflozin riduce il rischio di ospedalizzazione e di mortalità per scompenso cardiaco


L’antidiabetico Dapagliflozin ( Forxiga ) è in grado di ridurre il rischio di ospedalizzazione e di mortalità per scompenso cardiaco nei pazienti con diabete mellito di tipo 2.

Questo dato è emerso dallo studio di fase III DECLARE ( Dapagliflozin Effect on Cardiovascular Events ) - TIMI 58, presentato nel corso delle Scientific Sessions dell’American Heart Association ( AHA ), e pubblicato su The New England Journal of Medicine.

Dapagliflozin agisce bloccando una proteina presente nei reni, denominata cotrasportatore di sodio-glucosio di tipo 2 ( SGLT2 ).
SGLT2 è una proteina responsabile del riassorbimento del glucosio nel torrente ematico dall’urina, allorché il sangue è filtrato nei reni.
Bloccando l’azione di SGLT2, Dapagliflozin induce l’eliminazione di più glucosio attraverso l’urina e, di conseguenza, la riduzione della concentrazione di glucosio nel sangue.

Lo studio DECLARE ha confrontato gli effetti di Dapagliflozin sugli eventi cardiovascolari rispetto al placebo ed è stato condotto per un periodo di oltre 4 anni, coinvolgendo più di 17.000 adulti affetti da diabete mellito di tipo 2, il 60% dei quali senza patologie cardiovascolari al momento dell’arruolamento.
Dallo studio è emerso che Dapagliflozin riduce significativamente il rischio di ospedalizzazione dovuta a scompenso cardiaco o morte cardiovascolare rispetto al placebo.

Il farmaco ha inoltre dimostrato di ridurre tutti gli eventi cardiovascolari maggiori ( 8.8% dei pazienti trattati con Dapagliflozin contro 9.4% di quelli che hanno ricevuto il placebo ).
Tuttavia l’entità di questa riduzione non è risultata statisticamente significativa.

Questi risultati sono clinicamente rilevanti per i 3 milioni di pazienti che in Italia sono affetti da diabete mellito di tipo 2 e che presentano un rischio da 2 a 5 volte più grande di scompenso cardiaco e di malattia cardiovascolare rispetto ai soggetti non-diabetici.

Lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione in Italia, e dopo 5 anni dalla diagnosi solo il 50% dei pazienti con scompenso cardiaco sopravvive. ( Xagena )

Fonte: AstraZeneca, 2018

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